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Protossido di azoto

Il protossido di azoto (N2O) è il terzo gas serra più importante. Anche se il protossido di azoto è presente in piccolissima quantità in atmosfera, vi sono ben tre ordini di grandezza tra la concentrazione di CO2 e quella del N2O (Figura 1), è estremamente potente nell’assorbire energia infrarossa e inoltre possiede un tempo di residenza tra i più lunghi tra i vari gas serra (stimato in circa 150 anni). Anche le emissioni di protossido di azoto sono prodotte da fonti naturali e antropiche. Le principali fonti biogeniche comprendono i processi anaerobici di denitrificazione del terreno, la tundra e gli oceani. Oltre un terzo delle emissioni sono dovute all’azione dell’uomo quali, ad esempio, quelle prodotte dall’agricoltura (fertilizzanti sintetici, coltivazione dei suoli), dall’allevamento, dalla combustione della biomassa e dai processi industriali (per esempio, produzione di acido adipico e nitrico). Il protossido di azoto è un gas serra particolarmente stabile in atmosfera ed è da 200 a 300 volte più efficace del biossido di carbonio nel catturare energia riscaldando l’atmosfera. I pozzi naturali assorbivano la maggior parte del protossido di azoto prima della rivoluzione industriale. Da allora le concentrazioni di protossido di azoto nell’atmosfera sono aumentate del 20% (IPCC, 2013) e l’incremento è stato, ovviamente, più rapido della capacità del sistema Terra-atmosfera di rimuovere tale gas dall’atmosfera. I livelli di concentrazione di protossido di azoto sono oggi superiori rispetto agli ultimi 800.000 anni (Figura 2).

Figura 1 – Andamento delle concentrazioni medie globali di alcuni gas serra (fonte dati: IPCC, 2013).
Figura 2 – Andamento di alcuni gas serra (CO2 in colore nero e valori recenti in rosso, CH4 in blu e N2O in verde) a partire da 650.000 anni (Solomon et al., 2007).